Riflessioni teologiche – 31. Cristianesimo ecumenico e problema della verità (parte 1: TENTATIVI ECUMENICI DI CONVERGENZA SULLA VERITÀ)
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico richiede un modo diverso di impostare il problema della verità, sul quale l’ecumenismo novecentesco è rimasto bloccato nella ricerca di una convergenza rivelatasi impossibile. Per sciogliere questo nodo della verità servirebbero la reciproca legittimazione – quando inevitabile – della possibilità di errare e l’umiltà di una fede che si vuole proiettata verso la realtà a cui ci orienta il vangelo e non vincolata alle proprie enunciazioni; queste ultime, infatti, devono cercare di essere vere – almeno per il soggetto che le formula – senza però dimenticare di essere fallibili e superabili. Su errori ed enunciazioni riguardanti la verità – elementi di un pluralismo non superabile – andrebbe affermata la prevalenza evangelica dell’amore perdonante, della reciproca accoglienza, del desiderio di unità e delle esperienze concrete di comunione vissuta (parte 1: TENTATIVI ECUMENICI DI CONVERGENZA SULLA VERITÀ)
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Dopo il desiderio cristiano di unità, inteso come l’energia propulsiva necessaria al movimento, nella metafora automobilistica utilizzata nel descrivere le tre condizioni per osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, il rilascio del freno a mano tirato, che impedisce all’auto di mettersi in movimento riguarda, come seconda condizione, il nodo da sciogliere sul tema della verità, nodo concettuale che frena e impedisce sostanziali progressi ecumenici. La metafora del freno sottolinea anche il fatto che, riguardo al problema della verità, si tratta di togliere un impedimento e rimuovere un ostacolo, più che di aggiungere qualcosa che eventualmente mancherebbe. Anche l’immagine del nodo da sciogliere allude al fatto che si tratta di provare a rendere più allentato, scorrevole e riconducibile alla condizione desiderata ciò che altrimenti tenderebbe a restare o diventare più stretto, ruvido e inutilmente aggrovigliato.
Sul problema della verità, l’ecumenismo novecentesco ha generosamente lavorato, in vari modi, per arrivare a un consenso sulla verità delle dottrine delle chiese tale da consentire di arrivare alla comunione visibile, ma purtroppo senza ottenere il risultato sperato. Negli anni 80 del secolo scorso, in un contesto caratterizzato dalla fioritura di numerosi dialoghi ecumenici bilaterali e locali tra singole chiese, sono stati elaborati due tra i tentativi più rilevanti e interessanti: la dichiarazione multilaterale di convergenza su Battesimo Eucarestia Ministero (il cosiddetto documento BEM), elaborato da una qualificata rappresentanza di protestanti, ortodossi e cattolici, pubblicato nel 1982 al termine di una lunghissima gestazione e il piano intitolato “Unione delle chiese possibilità reale”, formulato nel 1983 in 8 sintetiche tesi dai teologi cattolici Karl Rahner e Heinrich Fries, con l’obiettivo di proporre una via teologicamente fondata e concretamente praticabile per arrivare all’unione visibile tra le chiese cristiane. Si è trattato, in modi diversi, di documenti di convergenza e di ipotesi progettuali e programmatiche per arrivare all’unità visibile tra le chiese. Alle singole chiese veniva richiesto, da una parte, di dichiarare l’esistenza tra loro di un fondamentale consenso sulla verità di determinate affermazioni di fede condivisa, e, dall’altra parte, di impegnarsi in processi riguardanti la gestione degli aspetti rimasti controversi.
Negli anni successivi il BEM ha dovuto però registrare una sostanziale mancata accoglienza da parte delle chiese, che hanno inteso adattarlo alle proprie rispettive – e tra loro divergenti – prospettive confessionali, piuttosto che far convergere queste ultime nella direzione comune indicata dal BEM. Il piano di Rahner e Fries ha immediatamente suscitato entusiasmi e incontrato apprezzamenti per l’accelerazione che ha coraggiosamente tentato di imprimere al cammino ecumenico. Anch’esso però si è ben presto dovuto arrestare davanti al peso di alcune autorevoli critiche da parte di Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto della congregazione per la dottrina della fede, e da parte di autorevoli teologi protestanti, critiche in qualche modo convergenti nell’accusa di immaginare come possibile un’unità artificiosa e priva di fondamento tra posizioni teologiche ancora troppo distanti. Le chiese cristiane nel loro complesso sono quindi risultate incapaci di compiere fino in fondo i passi necessari per fare proprie le conclusioni elaborate dai loro stessi teologi e arrivare al compimento di una piena comunione visibile tra le chiese stesse.
Riferimenti:
P. Neuner, Teologia ecumenica. La ricerca dell’unità tra le chiese cristiane, Queriniana, Brescia 2000.
Battesimo, eucaristia, ministero “Documento di Lima”, in Enchiridion Oecumenicum. 1 Documenti del dialogo teologico interconfessionale. Dialoghi internazionali 1931-1984, EDB, Bologna 1986, pp. 1391-1445.
H. Fries – K. Rahner, Unione delle Chiese. Possibilità reale, con un bilancio “approvazione e critica” di H. Fries, Morcelliana, Brescia 1986.
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