Letture festive – 170. [replica] – 55. Solennità di Tutti i Santi
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Solennità di Tutti i Santi – 1 novembre 2024
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo – Ap 7,2-4.9-14
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo – 1Gv 3,1-3
Dal Vangelo secondo Matteo – Mt 5,1-12a
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Tutti i santi festeggiati in questa solennità liturgica potrebbero essere definiti come degli alternativi, come persone cioè che, nella loro esistenza individuale e comunitaria, hanno saputo vivere e interpretare in modo personale, autentico e significativo, gli aspetti positivamente alternativi che il messaggio evangelico è grado di suscitare in coloro che sinceramente lo accolgono e cercano di viverlo. La grandiosa visione del brano dell’Apocalisse presenta come prima caratteristica che rende alternativi – rispetto al diffuso coinvolgimento in alcune dinamiche distruttive – il fatto di essere risparmiati dai processi di devastazione cosmica che riguardano la terra e i viventi, al punto che, addirittura, gli stessi alternativi sembra possano costituire una sorta di barriera in grado di fermare, almeno temporaneamente, queste devastazioni. Si è inoltre alternativi – rispetto ai diffusi esclusivismi nazionalistici – anche perché si sta insieme pur con provenienze diverse, tanto che si tratti di appartenenti a ciascuna delle dodici tribù di Israele quanto che si appartenga a quella moltitudine immensa costituita da persone di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Il terzo e decisivo elemento che rende alternativi – rispetto a ciò in cui per lo più si cerca salvezza per sé e per il mondo – è la fiducia che si ha nel riferirsi alla misteriosa e paradossale figura descritta come agnello immolato, e cioè come cucciolo macellato. Il riferimento a questa figura cristologica consente di immaginare un possibile alternativa alle dinamiche della guerra e della vendetta, dinamiche nelle quali, quando viene versato il sangue altrui, l’inasprimento di violenza che si produce per reazione finisce per moltiplicare il reciproco versamento di sangue. La dinamica alternativa di un sangue versato come dono da quella figura cristologica radicalmente alternativa che troviamo rappresentata nel cucciolo macellato, consente, invece di fermare la spirale della violenza e di contemplare il prodigio di un sangue donato che rende candide anziché scarlatte le vesti che impregna.
Nella prima lettera di Giovanni l’essere alternativi si inserisce in una sorta di contrapposizione tra Dio e mondo, da una parte, e tra presente e futuro, dall’altra. Quelli che vengono chiamati figli di Dio per il fatto di aver ricevuto amore, si trovano, in virtù di questa loro vicinanza a Dio, nella condizione di essere alternativi a un mondo che non li conosce perché non ha conosciuto lui. A questa prima non conoscenza da parte del mondo si aggiunge una non piena conoscenza degli alternativi nel presente, perché il loro essere attuale e soprattutto ciò che saranno pienamente in futuro non è stato ancora rivelato. Questo essere alternativi al mondo e al presente, in virtù della relazione con ciò che Giovanni chiama Dio, potrebbe essere inteso – anche per i senza Dio – come una qualità che in molte relazioni è resa possibile dal sentirsi amati e insieme dal mantenere una qualche distanza e distinzione. Essere alternativi rappresenta, infatti, in sé un invito a non appiattirsi sul presente ma a mantenere uno sguardo aperto al futuro; essere alternativi consente di esercitare una critica costruttiva nei confronti di ciò che nel mondo andrebbe cambiato; essere alternativi può diventare la condizione migliore per offrire un contributo creativo e innovativo.
Nel passo di Matteo le cosiddette beatitudini potrebbero essere lette come il manifesto evangelico degli alternativi, di cui vengono delineati atteggiamenti e comportamenti alternativi in relazione ai nuclei principali dell’esistenza umana e delle relazioni sociali. Alternativi sono coloro che scelgono uno spirito di povertà, in alternativa all’accumulo di ricchezze: per questo si troveranno arricchiti di ciò che davvero conta. Alternativi sono i disponibili a riconoscere ciò che li fa soffrire, in alternativa alla tentazione di negarlo o rimuoverlo: per questo potranno trovare consolazione. Alternativi sono i coltivatori in sé stessi di atteggiamenti di mitezza e gli esploratori incamminati sulle vie della nonviolenza, in alternativa a pratiche prepotenti e violente: per questo i loro stili di relazione avvicinano l’avvento della terra che tutti vorremmo ereditare. Alternativi sono gli affamati e assetati di un mondo più giusto, in alternativa al ricorso ai frutti dell’ingiustizia per placare la propria sete e fame di vita: per questo troveranno nella giustizia nutrimento per i loro desideri migliori. Alternativi sono i capaci di perdonare, in alternativa ai promotori di vendette destinate a restare sempre insoddisfacenti: per questo sperimenteranno che l’unico vero sollievo al dolore, inferto e subito, proviene dal perdono. Alternativi sono i possessori di uno sguardo limpido e generoso, in alternativa alle false promesse di uno sguardo possessivo e rapace: per questo diventeranno capaci di vedere la realtà nelle sue dimensioni più vere e più profonde. Alternativi sono i costruttori di pace attraverso la gestione creativa dei conflitti, in alternativa alle logiche ingannevoli di guerre vittoriose: per questo saranno chiamati figli – e quindi fratelli e sorelle – in grado di riconciliarsi tra loro. Alternativi sono quelli che sono pronti ad affrontare persecuzioni in nome della giustizia, in alternativa al cercare compromessi con l’ingiustizia: per questo si avvicinano a quella dimensione altra della realtà che i vangeli chiamano Regno. Alternativi sono gli stessi ascoltatori di queste parole alternative, se sono pronti – in nome della loro relazione con la figura di Gesù – ad affrontare insulti, persecuzioni e menzogne e maldicenze, in alternativa al sottrarsi spaventati a ciò che ferisce: per questo si rallegreranno nell’apprezzare il modo in cui hanno saputo affrontare coraggiosamente le avversità.