Riflessioni teologiche – 95. Intermezzo: da Bruno Latour e Karl Rahner a una cristologia indiretta non-teistica e senza Gesù storico
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Questo intermezzo, collocato tra la presentazione dei passati negatori dell’esistenza di un Gesù storico e quella dei suoi attuali negatori, afferma la possibilità di una teologia e di una cristologia non-teistiche che ritengono improbabile l’esistenza storica di Gesù e si propone di argomentare la legittimità del rapportarsi alla figura di Gesù (e più in generale alla fede cristiana) con un approccio che possa ritenersi legittimamente e fondatamente teologico e cristologico, credente ed ecclesiale. Dopo aver individuato – come base necessaria per questa cristologia – alcuni elementi di una teologia non-teistica, vengono delineate le caratteristiche fondamentali di una cristologia non-teistica e senza Gesù storico. Il primo elemento di questa di questa cristologia è il suo carattere indiretto, che viene qui presentato a partire da alcune riflessioni di Bruno Latour sulla lunga catena di traduzioni e mediazioni – in qualche modo collegabili a Gesù e al suo Vangelo – giunte fino a noi e a partire dalle riflessioni di Karl Rahner sui cosiddetti cristiani anonimi.
Su YouTube l’audio-video si trova cercando
riflessioni teologiche 95
Il nostro intermezzo si colloca tra la presentazione, da parte di Albert Schweitzer, dei negatori ottocenteschi e primo-novecenteschi dell’esistenza storica di Gesù e la presentazione – che ci proponiamo di fare – degli attuali negatori dell’esistenza storica di Gesù. L’obiettivo di questo intermezzo è quello di affermare la possibilità e legittimità di una teologia e di una cristologia non-teistiche che ritengono improbabile l’esistenza storica di Gesù. In questo modo, anche chi dovesse trovare convincenti le argomentazioni non-teistiche e le argomentazioni di chi ritiene improbabile l’esistenza storica di Gesù si troverebbe nella condizione di non dovere per questo necessariamente rinunciare a rapportarsi alla figura di Gesù (e più in generale alla fede cristiana) con un approccio che possa ritenersi legittimamente e fondatamente teologico e cristologico, credente ed ecclesiale. In questo intermezzo, dopo aver individuato – come base necessaria per questa cristologia – alcuni elementi di una teologia non-teistica, vorrei provare ora a delineare le caratteristiche fondamentali di una cristologia non-teistica e senza Gesù storico. Una prima caratteristica di qesta cristologia si può riconoscere nel suo carattere indiretto che, in prima approssimazione, potremmo spiegare sia per via negativa che per via positiva. Per via negativa potremmo parlare di carattere indiretto della cristologia nel senso che – se alle origini della bimillenaria storia del cristianesimo non vi è un Gesù storico – la cristologia non può riferirsi a quel Cristo Gesù che costituisce e deve continuare a costituire il suo proprio oggetto nello stesso modo che sarebbe possibile direttamente nei confronti di un soggetto storicamente esistito nel primo secolo. Anche nel caso in cui, poi, si volesse definire come indiretto (in quanto comunque mediato) anche il rapporto con un Gesù storicamente esistito, il ritenerlo come una persona non esistita storicamente renderebbe in questo caso doppiamente indiretto il rapporto della cristologia con la sua figura. Per via positiva, invece, si potrebbe affermare che, anche se alle origini della bimillenaria storia del cristianesimo non vi è un Gesù storico, si deve ritenere che in queste origini e in questa storia cristiana e di fede ecclesiale giunta fino a noi vi sia comunque una qualche realtà, che dovrà essere meglio ricercata, individuata e specificata nelle sue caratteristiche e alla quale si possa accedere in modo indiretto (o, se si preferisce, doppiamente indiretto) attraverso uno o più modi o forme di mediazione.
La ricerca di questi modi e forme di mediazione ci riporta precisamente all’inizio del nostro percorso riguardante il Gesù storico quando, al n. 64 di queste riflessioni teologiche, abbiamo richiamato la critica di Bruno Latour al tentativo, da parte di Bultmann, di raggiungere l’autenticità della figura di Gesù eliminando, una dopo l’altra, ogni aggiunta successiva e trovandosi infine con poco più che tre o quattro frasi “genuine” in aramaico sussurrate da un certo “Joshua di Nazaret”. Va notato che Bruno Latour non mette in discussione l’esistenza storica di Gesù, come invece fanno gli autori che presenteremo più avanti, e tuttavia alcuni aspetti dell’approccio che Latour suggerisce possono risultare utili anche per l’elaborazione di una cristologia indiretta (o doppiamente indiretta) che ritenga improbabile l’esistenza di un Gesù storico. La proposta, alternativa a quella bultmanniana, suggerita da Latour è, infatti, quella di rinunciare a cercare le condizioni di verità di quel Vangelo che noi colleghiamo a Gesù nelle parole – pochissime e insufficienti alla fede, come evidenzia lo stesso Bultmann – che le scienze storiche potrebbero legittimamente attribuire al Gesù vissuto nella storia. La proposta di Latour diventa, al contrario, quella di cercare tali condizioni di verità del Vangelo precisamente nella lunga catena di traduzioni e mediazioni che sono giunte fino a noi come in qualche modo collegabili a Gesù e al suo Vangelo, evitando – nel compiere questa operazione – tanto i tradimenti che possono dipendere da eccessi di invenzione quanto i tradimenti che possono dipendere da assenza di invenzione. Per chi ritiene improbabile l’esistenza storica di Gesù questo approccio di Latour alle condizioni di verità del Vangelo acquista ulteriore significato e valore. Da una parte, infatti, sottraendo agli eventi storici delle origini cristiane una funzione direttamente fondativa rispetto alla verità del Vangelo, si aggira – precisamente evitandolo – il problema spinoso costituito da origini cristiane che altrimenti – nel momento in cui si pone in dubbio l’esistenza storica di Gesù – si ritroverebbero prive del loro riferimento storico principale. Dall’altra parte, il valore e il significato della dimensione credente ed ecclesiale del cristianesimo – anche nella sua dimensione storica bimillenaria – non vanno affatto perduti ma, al contrario, vengono recuperati e valorizzati. E questo avviene precisamente nel momento in cui si afferma che le condizioni di verità del Vangelo possono essere ricercate soltanto nella lunga catena storica di continue invenzioni cristiane e credenti nelle quali queste condizioni verità del Vangelo risiedono, a condizione – come specifica lo stesso Latour – che quelle invenzioni evitino le due tipologie opposte di tradimento: tradimento per semplice ripetizione e assenza d’innovazione e tradimento dovuto a troppe innovazioni, al punto da condurre alla perdita dell’intento iniziale.
Ma il modo o forma di mediazione per una cristologia indiretta (o doppiamente indiretta) suggerito da questo approccio di Bruno Latour, che si concentra sulla catena storica di continue invenzioni che possono collegarci alle origini storiche del cristianesimo, non è l’unico modo possibile. Un altro modo o forma di mediazione, utilizzabile per l’elaborazione di una cristologia non-teistica che dubita dell’esistenza di un Gesù storico, si pone sul piano del concreto vissuto personale e degli atteggiamenti e dei comportamenti individuali. Anche questo modo o forma di mediazione si ricava da un autore che non pone minimamente in discussione l’esistenza di un Gesù storico: si tratta di Karl Rahner e della sua teoria dei cosiddetti cristiani anonimi. Secondo Rahner, infatti, come abbiamo visto al n. 2 di queste nostre riflessioni teologiche, si può essere profondamente e autenticamente cristiani, stabilendo con Gesù una relazione reale e addirittura salvifica, benché indiretta, anche senza conoscere questo stesso Gesù o senza riconoscerlo nei modi e nelle forme esplicite di una fede dichiaratamente cristiana. Nel nostro specifico caso, si tratta ovviamente di rileggere questo approccio dal punto di vista di una cristologia non-teistica che dubita dell’esistenza di un Gesù storico e nel percorso volto a definire meglio le caratteristiche della figura di un Gesù non esistito storicamente. Ma, in modo analogo a quanto sostiene Rahner, anche una cristologia non-teistica afferma la possibilità di essere profondamente e autenticamente cristiani, stabilendo con la figura di Gesù una relazione indiretta, non solo senza conoscere la figura di questo stesso Gesù, ma addirittura senza dover necessariamente ritenere che sia mai esistito un Gesù storico. In realtà, quindi, già nell’ambito di una teologia teistica e convinta dell’esistenza storica di Gesù, come è quella di Rahner, si ammette la possibilità e legittimità di un caso in cui il rapporto tra il credente cristiano anonimo e Cristo Gesù è radicalmente indiretto, nel senso che in questo caso – perché vi sia un cristianesimo autentico e vissuto – non solo non è richiesta la conoscenza di Cristo Gesù ma non è richiesta neppure la convinzione della sua esistenza storica. Anche se, infatti, Rahner non nutre dubbi sull’esistenza storica di Gesù, il rapporto dei cristiani anonimi con Gesù si realizza su un piano diverso da quello storico e rimane un rapporto formalmente indiretto, nel senso che è mediato in particolare da una serie di atteggiamenti e comportamenti che di per sé non hanno un riferimento consapevole e diretto, esplicito e univoco, a Cristo Gesù, anche se ovviamente – secondo Rahner – possono essere riconosciuti in una relazione autentica, oggettiva e salvifica con la figura e la realtà di Gesù. Alcuni atteggiamenti e comportamenti che Rahner indica – ma che non vanno necessariamente considerati come i soli possibili – vengono presentati in questi termini: l’accettare con coraggio se stessi, così come si è, senza idolatrarsi e senza sottrarsi a ciò che a ciascuno viene affidato e posto sulle spalle; il vivere il rapporto con l’altro prendendosi cura di lui, soprattutto se debole e povero; l’accettare – fino al compimento della morte – la propria radicale finitezza, senza ribellarsi ad essa come se fosse assurda; il mantenersi aperti con fiducia al futuro. Per una cristologia non-teistica che dubita dell’esistenza di un Gesù storico diventa rilevante la possibilità di riconoscere in linea di principio come autentica, reale e addirittura salvifica in senso cristologico una relazione indiretta che non richiede la convinzione dell’esistenza storica di Gesù e che si pone, invece, sul piano del concreto vissuto personale e degli atteggiamenti e dei comportamenti individuali. Rimane certamente, per questa stessa cristologia non-teistica che dubita dell’esistenza di un Gesù storico, l’impegno a chiarire in che termini intendere la figura di Gesù alla quale si immagina una possibilità di accesso indiretto analoga a quella delineata da Rahner.
Riferimenti:
Una breve presentazione dell’approccio di Bruno Latour alle condizioni di verità del Vangelo (nel suo differenziarsi da quello di Rudolf Bultmann) si può trovare al n. 64 delle riflessioni teologiche su questo sito del Centro Informazione Biblica.
Una breve presentazione della teoria di Karl Rahner riguardo ai cosiddetti cristiani anonimi si può trovare al n. 2 delle riflessioni teologiche su questo sito del Centro Informazione Biblica.