Riflessioni teologiche – 87. Intermezzo: Cristologie di un Gesù storicamente lontano ma realmente esistito
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Come intermezzo tra la presentazione che Albert Schweitzer fa dei negatori del Gesù storico e la presentazione degli autori recenti e a noi contemporanei, i quali ritengono probabile che Gesù non sia storicamente esistito, vorrei provare a raccogliere la provocazione posta alla riflessione teologica dal dilemma – che abbiamo riconosciuto tra gli esiti della Storia della ricerca sulla vita di Gesù – di un Gesù storicamente irraggiungibile e lontano o di un Gesù non esistito storicamente. In realtà, per rispondere ai problemi evidenziati da Schweitzer, sono stati fatti alcuni tentativi, prima e dopo di lui, in particolare attraverso quelle che potremmo definire le cristologie, ottocentesche e novecentesche, di Martin Kähler e di Rudolf Bultmann, oltre che dello stesso Albert Schweitzer. Si tratta, in questi casi, di cristologie elaborate da teologi convinti che Gesù – pur essendo sul piano della ricerca storica irraggiungibile o lontano dalla loro contemporaneità – sia comunque storicamente esistito. Rimane, invece, tutta da elaborare una possibile cristologia che consideri l’ipotesi alternativa del dilemma e cioè quella della probabile non esistenza storica di Gesù.
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Attraverso lo sguardo critico della Storia della ricerca sulla vita di Gesù di Albert Schweitzer abbiamo fin qui presentato i sostenitori della non-esistenza storica di Gesù, attivi nel periodo che arriva fino agli inizi del Novecento. Prima di passare a presentare i sostenitori recenti e a noi contemporanei della probabile non-esistenza storica di Gesù, mi pare utile proporre una sorta di intermezzo. In questo intermezzo vorrei provare a cogliere almeno in parte la provocazione e l’invito alla teologia, formulato più di un secolo fa da Albert Schweitzer, di elaborare sul piano propriamente teologico una risposta a quello che abbiamo definito un “dilemma”. Questo dilemma, come abbiamo visto, nasce dall’impossibilità, secondo Schweitzer, di individuare alternative percorribili ai due estremi di un Gesù troppo storicamente caratterizzato dal proprio tempo e di un Gesù mai esistito storicamente. Albert Schweitzer – da convinto sostenitore della verità del primo dei due estremi e cioè dell’esistenza storica di un Gesù annunciatore apocalittico del regno imminente – indica nel capitolo 25 della sua Storia della ricerca sulla vita di Gesù, come abbiamo visto nella nostra riflessione teologica n. 68, i passi da compiere per rispondere teologicamente al dilemma del Gesù storico: accettare il carattere per noi enigmatico ed estraneo della figura di Gesù; rinunciare al tentativo di modernizzarlo; riconoscere che alcuni detti folgoranti ci consegnano l’essenziale di Gesù senza che abbiamo bisogno di provare a ricostruire la sua vita; domandarsi come tradurre nella nostra realtà contemporanea la volontà etica che Gesù visse nel proprio tempo, anche se lui attendeva come intervento soprannaturale quel compimento escatologico che noi attendiamo come risultato di un lavoro etico; per questo, allora, ricercare e coltivare quella volontà comune che consente di stabilire con Gesù un rapporto mistico.
Si tratta, nel caso di Albert Schweitzer, di una risposta teologica che, come quella ottocentesca di Martin Kähler prima di lui e come quella novecentesca di Rudolf Bultmann dopo di lui, accomuna teologi che sono scettici sulla possibilità di ricostruire storicamente la vita di Gesù, ma che non dubitano della sua esistenza storica. Come infatti abbiamo visto nella nostra riflessione teologica n. 70, per superare il problema costituito dalla irraggiungibilità del Gesù storico, con ciò che ne deriva, Martin Kähler nella sua rappresentazione della figura di Gesù, propone di fare riferimento a un autentico Cristo biblico che andrebbe compreso come soprastorico e cioè come un Gesù che non sarebbe presente senza la storia, ma il cui significato non si risolve nell’essere anello di una catena o nell’essere un inizio storico, e si realizza, invece, nel congiungersi di quanto è universalmente valido con quanto è storico in una sorta di presente-efficace, accessibile alla fede di chiunque e non solo degli esperti di storia. Quanto invece a Rudolf Bultmann, come abbiamo visto nella nostra riflessione teologica n. 72, preso atto dell’insufficienza per la fede di un Gesù conosciuto solo sul piano della storia, egli cerca un’alternativa convincente e ritiene di trovarla nell’approccio esistenziale. Questo, anche se parte da ciò che sono state la volontà, l’opera e la dottrina di Gesù, arriva però a intendere le sue parole quali interrogativi sul modo in cui vogliamo comprendere la nostra esistenza. La storia che Bultmann vuole quindi far incontrare al lettore del suo libro intitolato Gesù non è quella di duemila anni fa, ricostruibile scientificamente solo in modo molto frammentario, ma quella che al presente si sta vivendo come esistenza interpellata dalla parola evangelica.
Se con “cristologie” intendiamo non soltanto dei trattati teologici esaustivi, ma anche i modi nei quali la figura di Gesù viene compresa e interpretata sul piano teologico, possiamo definire cristologie anche quelle di Schweitzer, Kähler e Bultmann. E possiamo notare come siano accomunate dalla rinuncia a basarsi sulla ricostruzione della vita di Gesù, dal momento che lo ritengono sul piano storico irrimediabilmente distante o irraggiungibile. Ma si tratta anche e pur sempre di cristologie accomunate dalla convinzione che Gesù sia comunque esistito storicamente nella Palestina del primo secolo. La possibilità che, invece, queste cristologie non si spingono a considerare è che sia vero il secondo dei due estremi del dilemma e cioè che Gesù non sia storicamente esistito. Per la pratica odierna della teologia, l’importanza o addirittura la necessità di esplorare anche questa ipotesi deriva dal fatto che, come vedremo, la metodologia e le argomentazioni di chi ritiene improbabile l’esistenza di un Gesù storico sembrano essere molto più solide, fondate e convincenti di quanto non lo fossero quelle dei contemporanei di Albert Schweitzer agli inizi del Novecento, anche e soprattutto per i progressi avvenuti nelle scienze storiche e bibliche durante l’ultimo secolo. Nel momento in cui si ritiene anche solo possibile l’ipotesi della non-esistenza storica di Gesù, la riflessione teologica della comunità cristiana dovrebbe, a mio avviso, interrogarsi sulla possibilità di una cristologia in grado di recepire ed elaborare questo dato, nonostante il suo carattere problematico e potenzialmente dirompente rispetto alla convinzione dell’esistenza storica di Gesù, che in genere viene data da tutti per pacificamente acquisita. Vorrei quindi, in questo intermezzo, provare a delineare alcuni tratti di una cristologia che sia possibile e praticabile anche senza presupporre un Gesù storico, anzi presupponendo la sua probabile non-esistenza storica. Delineare fin da ora un approccio teologico che possa recepire ed elaborare i risultati potenzialmente dirompenti delle argomentazioni riguardo alla improbabilità dell’esistenza storica di Gesù, tale approccio teologico dovrebbe, perlomeno nelle mie intenzioni, consentire una maggiore apertura, disponibilità e libertà nel momento in cui si tratterà di valutare quanto tali risultati e tali argomentazioni possano risultare convincenti.
Riferimenti:
Albert Schweitzer, Storia della ricerca sulla vita di Gesù, Paideia Editrice, Brescia 1986 (1° ediz. tedesca del 1906, 2° ediz. ampliata 1913)
I riferimenti riguardano in particolare i capitoli 23 e 25
Riferimenti ai testi contenenti le cristologie di Albert Schweitzer, Martin Kähler e Rudolf Bultmann si possono trovare in queste stesse Riflessioni teologiche, rispettivamente ai n. 68, 70 e 72