Letture festive – 61 [replica] – 3. Maturazione – Immacolata Concezione di Maria
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria – 8 dicembre 2022
Dal libro della Gènesi – Gen 3,9-15.20
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni – Ef 1,3-6.11-12
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 1, 26-38
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Il racconto di Genesi ha le apparenze di un processo intentato dal Dio creatore contro l’uomo e la donna trasgressori dei suoi comandi, ma in realtà potremmo interpretare questo testo riconoscendovi le tappe e gli snodi di un percorso educativo, che vuole condurre alla maturità umana. Le prime domande che risuonano nel Paradiso terrestre, questa sorta di giardino d’infanzia dove l’umanità deve trovare la propria strada verso la vita adulta, intendono invitare anzitutto ad una maggiore autoconsapevolezza: «Dove sei?», «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo?». Ma il secondo passo, che le domande invitano a compiere, è quello di accettare il peso della libertà, assumendosi la responsabilità delle proprie scelte, comprese le trasgressioni a volte necessarie per diventare adulti: «Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?» «Che hai fatto?». Posti davanti alla radicale serietà del diventare adulti, noi spesso indietreggiamo, provando a scaricare sugli altri ciò di cui non vogliamo assumerci la responsabilità: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato», «il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Se queste risposte rivelano una sorta di immaturità infantile, l’apostolo Paolo esprime – nei termini e nel linguaggio di una predestinazione collegata alla figura di Cristo – quello che fin dall’infanzia è in ciascuno di noi un bisogno profondo e autentico: saperci – in un qualche modo e con benevolenza – desiderati, amati, sostenuti, destinati a un futuro disponibile nel segno della speranza.
L’evangelista Luca sembra presentarci nel dialogo tra Maria e l’angelo le caratteristiche di quella maturità adulta e responsabile, che nel brano di Genesi ancora mancava: la disponibilità a riconoscere con gioia ciò che di decisivo si presenta – a volta inatteso – nella nostra esistenza; il coraggio di superare il timore di quanto ci è ignoto; l’accettare di non sapere e di non controllare il modo in cui questo misterioso qualcosa possa essere concepito e prendere forma in noi; la capacità di sperare anche ciò che supera quello che al momento sembra possibile; la fiducia che le parole autentiche e profonde che da sempre ci precedono e che a volte con insistenza ci chiamano saranno in grado di sostenere il nostro cammino e renderlo fecondo.