Riflessioni teologiche – 74. Caratteristiche e limiti della seconda e della terza ricerca sul Gesù storico

Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio

di Alberto Ganzerli

I tentativi di ricostruzione del Gesù storico, dopo la battuta d’arresto rappresentata da Bultmann, sono ripresi, negli anni ’50 del Novecento, con la cosiddetta nuova o seconda ricerca e, a partire dagli anni ’70 e fino ad oggi, con quella che viene chiamata terza ricerca. Se la seconda ricerca ha inteso evidenziare l’originalità di Gesù, mostrandone la discontinuità con la tradizione e l’ambiente giudaico, oltre che con quello della primitiva comunità cristiana, la terza ricerca ha invece recuperato l’ebraicità di Gesù, facendo ricorso a criteri di storicità volti a cogliere la plausibilità storica dei testi evangelici. Ma le rappresentazioni di Gesù prodotte da questa ricerca più recente divergono tra loro in modo profondo, sia per la quantità di dati che ritengono storicamente affidabili, sia per la figura di Gesù che ciascun autore finisce per delineare, con il rischio di esporsi all’accusa, rivolta da Albert Schweitzer alle ottocentesche vite di Gesù, di essere proiezioni idealizzate dei loro autori. Giunti a questo punto, risulta opportuno – se non necessario – prendere in seria considerazione gli studi che in questi ultimi anni, con approcci diversi rispetto agli autori meno recenti, si spingono a ipotizzare la non-esistenza storica di Gesù.


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Ernst Käsemann, con la sua conferenza del 1953 intitolata Il problema del Gesù storico è il primo a cercare di andare oltre Bultmann, inaugurando quella che viene definita la seconda o nuova ricerca. Si tratta di un discepolo dello stesso Rudolf Bultmann che però, a differenza del maestro, ritiene possibile e opportuno ricostruire alcuni elementi del Gesù storicamente esistito. Diversamente dagli autori ottocenteschi della cosiddetta prima ricerca sul Gesù storico, criticata da Albert Schweitzer già a inizio del Novecento, gli autori di questa seconda o nuova ricerca, per individuare gli elementi autenticamente storici presenti nelle narrazioni evangeliche, utilizzano in particolare il cosiddetto criterio di differenza o discontinuità con gli aspetti riconducibili all’ambiente e alla tradizione ebraica nella quale Gesù sarebbe vissuto, oltre che alla differenza o discontinuità con gli aspetti riconducibili agli ambienti del cristianesimo primitivo. Sarebbe, cioè, riconducibile al Gesù storicamente esistito ciò che lo mostra in discontinuità o in contrapposizione con l’ambiente, la tradizione e l’insegnamento giudaico del suo tempo. Analogamente sarebbe riconducibile al Gesù storicamente esistito ciò che lo mostra in discontinuità o in contrapposizione con ciò che si può ritenere attribuito alla sua figura dal cristianesimo primitivo. Applicando questo criterio, come fanno, in modi diversi, gli autori di questa cosiddetta seconda ricerca, si ricava un ritratto del Gesù storico caratterizzato in particolare per le parole e i gesti innovativi e rivoluzionari rispetto al proprio ambiente giudaico, oltre che rispetto alle evoluzioni successive che vengono attribuite alla comunità cristiana primitiva. Ma a partire dagli anni ’70 del Novecento – grazie anche al contributo di studiosi ebrei – questa forte contrapposizione affermata tra il Gesù storico e il suo ambiente giudaico viene radicalmente criticata dagli esponenti di quella che viene definita come terza ricerca. Studi di tipo storico e sociologico più approfonditi sul periodo inter-testamentario e sull’ambiente giudaico palestinese dell’epoca nella quale viene collocato il Gesù storico mostrano, infatti, una pluralità di tendenze e di gruppi, oltre che una forte ellenizzazione della Palestina in epoca greco-romana, e quindi un quadro più complesso di come potesse caratterizzarsi l’ebraicità di un uomo vissuto nella Palestina del primo secolo.

Alla luce di queste nuove acquisizioni, gli esponenti della cosiddetta terza ricerca individuano numerosi elementi che evidenziano significativi aspetti di ebraicità nell’insegnamento e nel comportamento di Gesù. Al criterio della differenza o discontinuità si sostituisce quello che Gerd Theissen chiama criterio di plausibilità storica e che viene definito in questi termini: «Ciò che è plausibile in contesto giudaico e rende comprensibile la nascita del cristianesimo dovrebbe essere storico». Se il recupero dell’ebraicità di Gesù caratterizza la maggior parte degli esponenti della cosiddetta terza ricerca, va registrata tuttavia una notevole varietà nelle sottolineature e nelle rappresentazioni proposte del Gesù storico. Daniel Marguerat, infatti, associando a ogni rappresentazione di Gesù l’autore che la propone, afferma: «La denominazione “terza ricerca” […] ricopre una nebulosa di ricercatori dai risultati molto divergenti, che vanno dal profeta millenarista (Allison) al filosofo cinico (Crossan), dal guaritore carismatico (Borg) al rivoluzionario pacifico (Horsley), dal rabbino (Flusser) al profeta del rinnovamento (Theissen)». Proprio questo tipo di elenco – che peraltro si potrebbe ampliare agevolmente con ulteriori rappresentazioni di Gesù proposte da altri autori – ne fa, di volta in volta, un personaggio diverso a seconda, appunto, dell’autore che cerca di descriverne la figura storica. Anche se qui ci troviamo in un contesto di studi storici completamente diverso, sembra tuttavia ripresentarsi una situazione simile a quella delle ottocentesche vite di Gesù criticate da Albert Schweitzer. Robert M. Price – nel volume che raccoglie le sue recensioni alle opere di molti autori recenti della cosiddetta terza ricerca – afferma: «È difficile resistere alla conclusione che la lezione di Schweitzer sia stata largamente ignorata e che Gesù stia diventando nuovamente l’anacronistico portavoce dei punti di vista apprezzati dagli studiosi moderni». Joseph A. Bessler, inoltre, ha cercato di mostrare il contesto sociale, politico, religioso e teologico che ha prodotto e condizionato, nei rispettivi periodi storici, le cosiddette tre ricerche sul Gesù storico, oltre che l’impatto che queste stesse ricerche hanno avuto, a loro volta, sul rispettivo contesto sociale, politico, religioso e teologico. Anche da questo punto di vista, perciò, si deve riconoscere che le diverse ricerche sul Gesù storico, con i rispettivi approcci scientifici, sembrano in realtà poterci parlare del periodo e contesto storico nel quale sono state prodotte e sul quale hanno esercitato la loro influenza, molto più di quanto non siano in grado di parlarci di un Gesù storico di duemila anni fa.

Nell’ambito di questa terza e – come si vede – molto variegata ricerca alcuni autori suggeriscono di limitarsi rigorosamente alla individuazione dei soli elementi ritenuti molto probabilmente riconducibili al Gesù storico, sulla base di criteri di storicità ritenuti attendibili. È quello che cerca di fare, ad esempio, John P. Meier, autore di un’opera in cinque volumi sul Gesù storico, intitolata Un ebreo marginale, pubblicata tra il 1991 e il 2016 e rimasta incompiuta per la morte dell’autore nel 2022. Questa impresa colossale, nonostante le sue migliaia di pagine, non arriva tuttavia neppure ad affrontare la storicità di quelle fasi culminanti e finali che i vangeli narrano come decisive della vicenda di Gesù: passione, morte e apparizioni del risorto. Riguardo poi alle parabole narrate nei vangeli, nel suo quinto e ultimo volume, dedicato precisamente alle parabole, Meier ritiene di poter attribuire al Gesù storico con sufficiente certezza soltanto quattro parabole: quella del granello di senape, quella dei vignaioli malvagi, quella dei talenti e quella del grande banchetto. A un approccio come quello di Meier, per certi versi minimalista rispetto a ciò che potremmo conoscere del Gesù storico, reagiscono e si contrappongono altri autori, i quali ritengono di poter confidare maggiormente sull’affidabilità storica delle fonti neotestamentarie (essenzialmente i vangeli e in particolare quello di Marco), traendone maggiori informazioni storicamente fondate su Gesù. Giorgio Jossa, ad esempio, ritenendo che si possano ricostruire anche le tappe fondamentali della vicenda storica di Gesù, accompagna e sostiene il proprio tentativo con questa considerazione: «Di nessun altro personaggio storico (e Gesù fino a prova contraria lo è) si rinuncerebbe in effetti a priori a ripercorrere la storia». Queste parole di Jossa esprimono bene il paradosso al quale è giunta oggi la ricerca sul Gesù storico: davanti al minimalismo che periodicamente riemerge, anche se in forme molto diverse, come quella di Bultmann, da una parte, e quella di Meier, dall’altra, si continua a ritenere irrinunciabile il tentativo di arrivare a conoscere qualcosa di più su un personaggio realmente esistito storicamente e, ovviamente, così rilevante per tante ragioni. Ma qui l’affermazione che Gesù, fino a prova contraria, è un personaggio storico – affermazione che Jossa sembra dare per scontata – riguarda invece precisamente il punto che andrebbe rimesso seriamente in discussione. Non solo perché si potrebbe discutere su chi ricada l’onere della prova sul piano della ricerca storica, cioè se tale onere ricada su chi intende negare o piuttosto su chi intende affermare l’esistenza storica di Gesù, ma soprattutto perché, in anni recenti, l’ipotesi – già proposta in passato – che Gesù non sia storicamente esistito ha trovato sostenitori in grado di portare argomenti che, sul piano della ricerca e della metodologia storica che si interessa del mondo antico, sembrano essere piuttosto seri e degni di considerazione. Ma, prima di presentare questi ultimi, sarà utile richiamare brevemente le posizioni di Bruno Bauer e degli altri negatori dell’esistenza storica di Gesù, così come le descrive Albert Schweitzer nella propria Storia della ricerca sulla vita di Gesù.

Riferimenti:

Ernst Käsemann, Il problema del Gesù storico, in Saggi esegetici, Marietti, Casale Monferrato 1985, pp. 30-57.

Gerd Theissen – Annette Merz, Il Gesù storico. Un manuale, Queriniana, Brescia 1999 (orig. tedesco, 1996)

Nicola Ciola – Antonio Pitta – Giuseppe Pulcinelli (a cura di), Ricerca storica su Gesù. Bilanci e prospettive, EDB, Bologna 2017.

Daniel Marguerat, Giudaicità e singolarità di Gesù di Nazareth, in Nicola Ciola – Antonio Pitta – Giuseppe Pulcinelli (a cura di), Ricerca storica su Gesù. Bilanci e prospettive, EDB, Bologna 2017, pp. 107-125.

John P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico, 5 volumi, Queriniana, Brescia 2001-2017.
I 5 volumi di A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus sono stati originariamente pubblicati negli USA tra il 1991 e il 2016 da Yale University Press, New Haven (Connecticut).

Giorgio Jossa, Oltre Tu sei il re dei Giudei? Storia di un profeta ebreo di nome Gesù, Carocci, Roma 2014.

Robert M. Price, The Historical Bejeezus. What a Long, Strange Quest it’s Been, Amaerican Atheist Press, Cranford (New Jersey) 2013.

Joseph A. Bessler, A Scandalous Jesus: How Three Historic Quest Changed Theologt for the Better, Polebridge Press, Salem (Oregon) 2013.