Riflessioni teologiche – 61. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 22: GLI ALTRI QUATTRO FATTORI DEL CONFRONTO CREATIVO NEI CONSIGLI ECCLESIALI)
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 22: GLI ALTRI QUATTRO FATTORI DEL CONFRONTO CREATIVO NEI CONSIGLI ECCLESIALI)
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Proseguendo nella presentazione degli otto fattori costitutivi del Confronto Creativo, che Marianella Sclavi ha individuato per gestire in modo alternativo ed efficace le divergenze e i conflitti riguardanti le decisioni all’interno di un gruppo e – aggiungiamo noi – di un consiglio ecclesiale, arriviamo al Fattore n.5. Modificare l’agenda e le regole di condotta ogniqualvolta appare opportuno. Se ci si accorge che c’è qualcosa che non va nel modo di procedere del gruppo, si possono stabilire regole diverse, con l’unica condizione che siano condivise in modo unanime. Se ci si rende conto che è necessario espandere i tempi dei lavori, per includere una tematica non prevista, o al contrario che è bene restringere il piano di lavoro, perché valutiamo non più da affrontare un tema inizialmente ipotizzato, si può modificare l’agenda iniziale. Così come possiamo inserire nel gruppo in un secondo momento una persona che riteniamo utile aggiungere o sostituirne una che – per vari motivi – sia uscita dal gruppo. Vi è però anche il Fattore n.6. Stabilire una data ultima entro la quale l’intero processo deve essere concluso. Se a un certo punto il brainstorming e la moltiplicazione delle opzioni devono arrivare a maturare in una convergenza, si dovrebbero provare a cogliere gli indicatori di questa maturazione del processo, riconoscendo ad esempio segnali come questi: da una parte l’elaborazione di alcuni temi stenta a trovare sbocchi, come se si ritornasse sui medesimi nodi problematici senza riuscire a scioglierli, mentre invece, dall’altra parte, vengono finalmente riformulate in modo adeguato alcune questioni complesse; da una parte l’emergere di idee nuove e produttive sembra essersi arrestato, mentre, dall’altra, alcune proposte, dopo essere state ripetutamente modificate, raggiungono finalmente un ampio consenso, ecc. Ma è certamente utile anche provare a stabilire realisticamente una data entro la quale concludere il percorso nei tempi opportuni, senza fretta e senza necessità di proroghe.
Fattore n.7. Valorizzare le reti di relazioni e le esperienze già esistenti. Spesso un processo di Confronto Creativo è avviato da gruppi locali già in movimento e in rapporto tra loro, ma può essere utile chiedersi: Quali sono i soggetti che potranno trovarsi a lavorare insieme alla fine del processo? Sapere che ci si troverà a collaborare può motivare ulteriormente la partecipazione e se si riescono ad attivare processi decisionali realmente inclusivi, il Confronto Creativo rafforza le reti preesistenti e ne crea di nuove, a volte anche tra coloro che si ritenevano inizialmente nemici. A volte, infatti, se si inizia da posizioni diametralmente opposte, capita che i partecipanti si impegnino maggiormente e affrontino il processo di confronto creativo molto più seriamente. Questa in certi casi può essere la prima vera occasione per parti nemiche di lavorare assieme in modo che ne scaturiscano cose buone e inattese. Fattore n.8. Insistere sul criterio del reciproco vantaggio. Se si fa leva sulla creatività dei partecipanti, è possibile – ad alcune condizioni – trovare soluzioni migliori per tutti i membri del gruppo. Sono probabilmente tre le principali condizioni richieste perché il reciproco vantaggio diventi un obiettivo perseguibile: la prima condizione è che si accetti di mettere in discussione la teoria dei giochi a somma zero, per cui il mio guadagno può essere solo la tua perdita. Si deve, invece, voler sperimentare una situazione in cui davvero tutti usciamo soddisfatti, senza che vi sia anche un solo perdente; la seconda condizione è che le questioni in gioco siano sufficientemente importanti e complesse da consentire forme di scambio, nelle quali ognuno può cedere su ciò che meno gli interessa per ottenere ciò cui tiene maggiormente; la terza condizione è che vi siano investimenti di risorse concrete e personali, di tempo e di energia, adeguate all’impresa.
L’accordo e il reciproco vantaggio tra persone con posizioni tra loro divergenti, inoltre, si raggiungono quando nel partecipare a un gruppo – e quindi anche a un consiglio ecclesiale – ci si propone anzitutto non di trovare la soluzione del problema (problem solving), ma anzitutto di ri-definire il problema (problem setting); l’accordo e il reciproco vantaggio si raggiungono quando si sceglie la strada della gestione alternativa e creativa dei conflitti; l’accordo e il reciproco vantaggio si raggiungono quando i partecipanti rinunciano a un atteggiamento giudicante e si pongono reciprocamente in ascolto attivo; l’accordo e il reciproco vantaggio si raggiungono quando si ricorre a tecniche – dal brainstorming al collage – che portano a spostarsi dalle posizioni di partenza attraverso un approccio giocoso e umoristico, tecniche che consentono di moltiplicare le opzioni e arrivare infine a elaborare pacchetti graditi a tutti. Questo tipo di approccio, di percorso e di scelte non si basa necessariamente su motivazioni altruistiche. Così come i fallimenti e le difficoltà dei gruppi non dipendono primariamente dalla cattiva volontà dei partecipanti, anche le riuscite e i risultati positivi dei gruppi non dipendono primariamente dalla buona volontà dei partecipanti. A essere buoni o cattivi sono invece anzitutto i metodi e gli approcci, le logiche e le pratiche che utilizziamo per gestire i gruppi e i loro processi decisionali. Chi passa alla modalità del Confronto Creativo – conclude Marianella Sclavi – non lo fa principalmente per ragioni altruistiche, ma perché si rende conto che ottiene risultati migliori sia per sé che per l’intero gruppo.
Riferimenti:
Vedi in particolare il capitolo n. 7 di Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Manuale di Confronto Creativo. Le Arti della Comunicazione, della Convivenza e della Democrazia nel XXI secolo, versione ebook Kindle del 2021.
Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati. Con una conversazione tra Marianella Sclavi e Giuliano Amato, Et al. Edizioni, Milano 2011.
Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
Audio-video su YouTube pubblicato il 17 maggio 2022
Si può trovare su YouTube cercando: sinodalità sclavi.
Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003.
Le sette regole dell’ascolto attivo si possono trovare sul sito di Marianella Sclavi: www.ascoltoattivo.net