Riflessioni teologiche – 55. Cristianesimo ecumenico e pratiche di comunione (parte 16: ASSEMBLEE ECCLESIALI E PRIMI 3 PRINCIPI DELL’OPEN SPACE TECHNOLOGY – OST)
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Osare un cristianesimo radicalmente ecumenico, dinamicamente inserito nel processo di riconfigurazione in forma sinodale intrapreso da chiese e comunità cattoliche su impulso di papa Francesco, richiede un rinnovato impegno nel praticare forme di comunione ecclesiale capaci di ampliare la varietà di coloro che potrebbero essere raggiunti o accolti o attivamente coinvolti. Nell’intraprendere questo percorso di ricerca teologica, di esperienza vissuta e di pratiche di sperimentazione ecclesiale potrebbero essere di aiuto diversi approcci teorico-pratici provenienti da alcune fonti di ispirazione: elementi ricavabili dall’esperienza vissuta nelle famiglie, riflessioni sulle comunità di pratica, metodologie per l’ascolto attivo e la gestione dei conflitti, approcci filosofici della teoria dell’attore-rete (ANT) e dell’ontologia orientata agli oggetti (OOO), suggestioni collegate alla nozione di terzo paesaggio e possibili applicazioni di questi approcci alla teologia e alla pratica ecclesiale (parte 16: ASSEMBLEE ECCLESIALI E PRIMI 3 PRINCIPI DELL’OPEN SPACE TECHNOLOGY – OST)
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Dopo aver richiamato le caratteristiche del metodo dell’Open Space Technology e della sua potenziale utilità nei contesti ecclesiali e in particolare nelle assemblee ecclesiali, possiamo presentare i primi tre dei quattro principi sui quali si fonda e ai quali ci si dovrebbe attenere – insieme a quella che è l’unica legge da seguire – anche nell’utilizzare l’Open Space Technology in assemblee ecclesiali. Il 1° principio è: Chiunque venga è la persona giusta, per cui si lavora unicamente con qualunque persona, preferibilmente su base volontaria, sia presente qui e ora all’Open Space Technology. Anche in un’assemblea ecclesiale, chiunque si trovi lì in quel momento e intenda volontariamente partecipare all’assemblea – fosse pure qualcuno che non appartiene alla comunità ecclesiale o vi partecipa solo occasionalmente – dovrebbe essere ritenuto una persona da accogliere e rispettare nelle sue caratteristiche – compreso il suo essere teista, post-teista o non teista – e una persona alla quale offrire le opportunità migliori per partecipare, essere coinvolto e offrire un proprio contributo. Il contributo originale e costruttivo proveniente da ciascuno, infatti, nella interazione con il contributo originale e costruttivo proveniente da altri, è precisamente l’obiettivo che ci si dovrebbe proporre in un’assemblea ecclesiale ispirata al metodo dell’Open Space Technology. In ambito ecclesiale questa apertura senza preclusioni all’accoglienza di ogni partecipante – che va quindi considerato non come un intruso indesiderato, ma come la persona giusta per l’attività che si sta svolgendo – comporta, in linea di principio, una apertura senza censure previe a qualunque tipo di contributo venga proposto, elaborato e condiviso durante l’attività, fino a concretizzarsi nei contenuti del documento finale.
Il 2° principio è: Qualsiasi cosa accada è l’unica che poteva accadere, nel senso che si deve aver fiducia in ciò che questa assemblea e i gruppi di lavoro, saranno in grado di produrre qui e oggi, in modo unico e irripetibile. Anche in un’assemblea ecclesiale, la scelta decisiva – che deve essere necessariamente sia iniziale che finale – è quella di riconoscere autorevolezza, attribuire valore e dare fiducia a ciò che un’assemblea ecclesiale che si dia un metodo operativo di questo tipo sarà in grado di produrre qui e ora. Ciò che accadrà – anche nei contesti ecclesiali più prevedibili – non potrà mai, in realtà, essere del tutto prevedibile, se davvero si procederà secondo questo metodo, dal momento che anche solo da uno tra i molti soggetti in campo potrà provenire quell’elemento imprevedibile che ne attiverà presumibilmente altri, a loro volta imprevedibili. Nello stesso tempo, però, il risultato finale e complessivo dell’assemblea ecclesiale sarà l’unico che si sarebbe potuto produrre, qui e oggi, con le persone che qui, oggi e con le loro modalità, vi avranno concretamente partecipato. Questo principio ci dice qualcosa anche in relazione a una caratteristica più generale delle comunità cristiane: ogni comunità cristiana – nel suo essere in un preciso momento e luogo unica, irripetibile e costituita da determinate persone – è la sola comunità cristiana che realmente esiste in quello specifico contesto spazio-temporale, ma proprio e soltanto quella comunità può essere messa in condizione qui e oggi di far accadere realmente qualcosa di inatteso e forse sorprendente. Ciò richiede, da una parte, un’accettazione delle caratteristiche e dei limiti di una concreta comunità ma, dall’altra parte, consente anche di attendere e sperare da essa che faccia accadere qualcosa di nuovo.
Il 3° principio è: Quando comincia è il momento giusto, nel senso che alle dinamiche di apprendimento creativo all’interno del gruppo va lasciata libertà di attivarsi senza imporre le forzature di uno schema predefinito. Anche un’assemblea ecclesiale, come qualunque altra, si trova sottoposta alla tentazione di guardare spesso l’orologio, per garantire il rispetto di una rigorosa tempistica, dettata dai punti dell’ordine del giorno. A questa tentazione, però, si deve imparare a resistere, se si vuole svolgere un’assemblea ecclesiale con il metodo dell’Open Space Technology. Ciò che, infatti, potrà essere prodotto qui e oggi di davvero utile, innovativo e importante sarà il frutto di dinamiche di cui non possiamo conoscere prima le tempistiche. Sappiamo, però, con certezza che queste dinamiche virtuose, per poter davvero essere efficaci, devono potersi innescare e sviluppare al momento opportuno, né troppo presto, né troppo tardi. In ambito ecclesiale i temi biblici del kairos e dei segni dei tempi sono tra quelli che sembrano andare nella medesima direzione. Il kairos, infatti, è un tempo di opportunità di salvezza che, giunto ormai alla propria maturità, va colto con prontezza e tempestività, per evitare che passi invano. I segni dei tempi sono, invece, dinamiche significative, presenti nel divenire storico contemporaneo, che si possono riconoscere e promuovere come caratterizzate da valenze positive e consonanti al messaggio evangelico. In una dinamica come quella consentita dall’Open Space Technology, ogni partecipante, nel proporre alla elaborazione comune un tema di proprio interesse, potrebbe forse chiedersi – in prima battuta e con spirito evangelico – se non possa trovarlo e sceglierlo prioritariamente tra quelli che sono davvero collegati ad autentici segni del nostro tempo. Per fare questo sarà necessario operare un discernimento personale nutrito di spirito evangelico, attivando una sorta di fiuto e di sguardo, di intuizione e di intelligenza, per individuare e formulare nel modo più utile ciò che andrà poi sottoposto al lavoro di gruppo.
Riferimenti:
Harrison Owen, Open Space Technology: A User’s Guide, BK, 3° edition, San Francisco 2008.
Stella Morra – Marianella Sclavi, Sinodalità: Quali pratiche?
Audio-video su YouTube pubblicato il 17 maggio 2022
Si può trovare su YouTube cercando: sinodalità sclavi.
Marianella Sclavi – Lawrence E. Susskind, Confronto creativo. Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati. Con una conversazione tra Marianella Sclavi e Giuliano Amato, Et al. Edizioni, Milano 2011.
Questo titolo è disponibile anche in una nuova versione ebook Kindle del 2021 con il titolo: Manuale di Confronto Creativo. Le Arti della Comunicazione, della Convivenza e della Democrazia nel XXI secolo
Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori, Milano 2003.
Le sette regole dell’ascolto attivo si possono trovare sul sito di Marianella Sclavi: www.ascoltoattivo.net