Letture festive – 42. Ostilità – 20a domenica del Tempo Ordinario Anno C
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
20a domenica del Tempo Ordinario Anno C – 14 agosto 2022
Dal libro del profeta Geremìa – Ger 38,4-6.8-10
Dalla lettera agli Ebrei – Eb 12,1-4
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 12,49-53
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letture festive 42
Nel libro del profeta Geremia l’ostilità nei confronti del profeta sembra essere suscitata dalle sue parole, ritenute scoraggianti per il popolo, e dalle sue intenzioni, volte a cercare il male anziché il bene. Capita spesso infatti di apparire reciprocamente ostili, perché dichiariamo che in realtà è stato l’altro ad avere per primo comportamenti e atteggiamenti ostili nei nostri confronti. In questo generarsi di atteggiamenti ostili, che tendono poi a tradursi in comportamenti aggressivi e infine violenti, diventa rapidamente difficile rintracciare con precisione la genesi delle responsabilità iniziali. L’innesco dell’ostilità – a volte un malinteso involontario o una parola male interpretata – rischia di diventare una tromba d’aria il cui vortice distruttivo si alimenta fino a rendere impossibile ogni controllo. Nel caso di Geremia sono i meccanismi del potere a governare la vicenda, in un modo che sembra del tutto indipendente dalla eventuale verità delle sue parole profetiche. La spirale innescata dai capi ostili a Geremia lo fa sprofondare nel fango della cisterna, fino ad avvicinarsi pericolosamente alla morte. La spirale di salvezza che strappa Geremia alla morte, facendolo riemergere dalla cisterna è prodotta da un personaggio dotato, per lo meno, del potere di farsi ascoltare dal re. Ogni parola profetica dovrebbe sempre coltivare – oltre alla fedeltà alla propria ispirazione e alla ricerca di modi per risultare comprensibile – una duplice consapevolezza: la possibilità di incontrare un ascolto ostile, dovuto a fraintendimento o a convinzioni opposte, e di trovarsi in balia di poteri del tutto estranei o indifferenti alla verità della parola profetica stessa.
La lettera agli ebrei parla della sopportazione dell’ostilità da parte di Gesù come qualcosa a cui rivolgere il pensiero per non stancarsi e perdersi d’animo. L’immagine utilizzata è quella di una corsa che richiede perseveranza e durante la quale si deve tenere lo sguardo fisso sulla figura di Gesù, riconosciuta come quella in cui si trovano l’origine e il compimento della fede. La ragione di questa esemplarità di Gesù va ricercata nella scelta della via della croce anziché della scelta del successo e nella capacità, appunto, di sopportare ostilità nei propri confronti, perseverando nel tempo, fino al punto estremo. L’ostilità da parte di altri è infatti un’esperienza piuttosto frequente, in vari modi e forme, per gli esseri umani, i quali possono affrontarla in modi diversi. La sottolineatura qui non è tanto sul modo di reagire nei confronti di chi si mostra ostile, ma piuttosto sulla capacità di sopportare questa condizione, resistendo e perseverando nel tempo.
L’evangelista Luca parla invece dell’ostilità come di un effetto prevedibile e in qualche modo inevitabile della predicazione di Gesù. Ciò che Gesù è venuto a portare viene presentato come un passaggio che avvicina pericolosamente alla morte, ma che va tuttavia attraversato. Si tratta della morte che il fuoco e l’acqua rischiano di produrre nelle loro manifestazioni estreme, quando il fuoco – che illumina e riscalda – può però anche incenerire ciò che incontra e quando l’acqua – che disseta e lava – nel sommergere il battezzato gli impedisce di respirare, finché rimane sott’acqua. Da Gesù non ci si deve attendere una pace rassicurante, che elimina i conflitti e appiana le relazioni, ma al contrario, una parola che, come fuoco e acqua, produce effetti anche dirompenti e suscita divisioni e ostilità, addirittura nel luogo apparentemente più sacro della comunione di vita: la famiglia. Qui si preannuncia una possibile divisione, portatrice di ostilità, in base ai diversi ruoli che si hanno all’interno della famiglia: padre contro figlio, figlia contro madre, suocera contro nuora. L’ostilità si produce quando in una comunità dove i ruoli contano – come è nel caso della famiglia – un equilibrio, una gerarchia, una regola viene violata. Qui in effetti l’ascolto e l’attuazione della parola di Gesù pretendono di esercitare un’autorità e un’autorevolezza superiore agli equilibri, alle gerarchie e alle regole. Il messaggio di Gesù, d’altra parte, può funzionare nella sua irriducibile novità solo se gli viene riconosciuta – anche a costo di suscitare ostilità – una funzione centrale e decisiva, dirimente rispetto a tutto ciò che gli esseri umani, assegnando ruoli, cercano faticosamente di regolare, gerarchizzare e mantenere in equilibrio.