Letture festive – 13. Interpretare – 3a domenica del Tempo Ordinario Anno C
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
3a domenica del Tempo Ordinario Anno C – 23 gennaio 2022
Dal libro di Neemìa – Nee 8,2-4a.5-6.8-10
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi – 1Cor 12,12-30
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 1,1-4; 4,14-21
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letture festive 13
Il libro di Neemia descrive la solenne proclamazione liturgica e comunitaria di un testo in grado di suscitare negli ascoltatori commozione e pianto. È un testo che però richiede di essere interpretato e spiegato, per poter essere compreso e sviluppare a sua volta negli ascoltatori – anche al di là dell’impatto emotivo – la capacità di interpretare in profondità la vicenda storica e aprire prospettive sul futuro.
L’apostolo Paolo, invece, mette in guardia i componenti della comunità cristiana dal rischio di un grave errore di interpretazione: quello di assolutizzare la propria particolarità, rifiutando di interpretare sé stessi come parte di una realtà più ampia. È l’immagine del corpo e delle membra, dove la percezione di sé come di una individualità isolata che potrebbe fare a meno degli altri, espone al triplice rischio di una visione falsata e irrealistica, di privare il resto del corpo di una componente utile o addirittura necessaria e di privare sé stessi della ricchezza di vita che un corpo può sviluppare se completo nella varietà delle sue membra.
L’evangelista Luca, in quella che si presenta come una premessa metodologica sul rigore scientifico della sua ricerca storica, ci introduce in realtà a ciò che il Vangelo è e intende essere in profondità: un testo in grado di introdurre e coinvolgere il proprio lettore e ascoltatore in un processo interpretativo virtualmente senza fine. Molteplici, infatti, sono già i resoconti – e quindi le interpretazioni iniziali – della vicenda di Gesù che (per ammissione dello stesso evangelista) precedono la sua opera; lo stesso scritto di Luca, del resto, si offre all’interpretazione dei suoi potenziali e molteplici lettori, come poi effettivamente avvenuto nel corso di una bimillenaria storia interpretativa. L’episodio di Gesù nella sinagoga di Nazaret esemplifica questa esperienza di interpretazione nella persona stessa del protagonista del Vangelo. Nel testo di Luca, Gesù rilegge (interpretandolo) un testo di Isaia che dice qualcosa al suo lettore Gesù, proprio perché dice qualcosa del suo lettore Gesù. Secondo il racconto di Luca, nella sinagoga di Nazaret l’antico testo di Isaia – nel momento in cui Gesù lo legge e lo interpreta, applicandolo a sé stesso – trova il suo compimento. Ma questo compimento è solo l’inizio di una vertiginosa esperienza interpretativa, che ha attraversato i secoli per arrivare fino a noi e invitarci a offrire a nostra volta, nel nostro oggi, la nostra interpretazione. Solo se continuamente riletto e nuovamente interpretato, infatti, il Vangelo – come i classici di cui parla Italo Calvino – non avrà mai finito di dirci ciò che ha da dire.
Riferimenti:
Italo Calvino, Perché leggere i classici,
in Italo Calvino, Saggi. 1945 – 1985, Mondadori, Milano 1995, pp. 1816–1824.
(prima pubblicazione: Italiani, vi esorto ai classici, «L’Espresso», 28 giugno 1981, pp. 58-68)