Letture festive – 2. Comunità – 2 domenica Avvento C
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
2a domenica di Avvento Anno C – 5 dicembre 2021
Dal libro del profeta Baruc – Bar 5,1-9
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési – Fil 1,4-6.8-11
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 3,1-6
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letture festive 2
Il profeta Baruc rivolge alla città di Gerusalemme le proprie parole e il proprio sguardo: parole e sguardo profetici, capaci cioè di evocare già nel presente ciò che deve rendere possibile il futuro. E Baruc lo fa – contro tutte le apparenze del presente – osando rappresentare la Gerusalemme del futuro come città ideale, luogo della convivenza pacifica, immagine della umanità riconciliata con la natura e il cosmo, patria desiderata alla quale ritorna chi ne era stato scacciato da ogni sorta di nemico, centro politico di giustizia e benessere di una utopica e universale comunità.
A una visione meno grandiosa ma non meno intensa di comunità ci riporta l’apostolo Paolo, rivolgendosi ai cristiani di Filippi. Paolo sottolinea infatti come il Vangelo sia reso possibile dalla cooperazione di tutti, in un contesto comunitario animato da un amore intelligente, capace cioè conoscere e distinguere ciò che è meglio, grazie a quella che è forse la capacità più preziosa: il discernimento.
Solo la capacità di discernimento, infatti, consente all’evangelista Luca uno sguardo profondo e non superficiale sulla realtà e sulle vicende storiche. Al tempo di Luca come anche nel nostro tempo, infatti, la storia del mondo sembra essere quella scandita dai nomi e dalle vicende dei potenti, dei ricchi, dei famosi, in tutti gli ambiti della società, da quello politico fino a quello religioso, replicandosi ad ogni livello con le proprie logiche di potere, fin nelle più piccole comunità e forme di aggregazione. Luca elenca perciò i nomi dei potenti contemporanei, sotto il cui governo si svolge la vicenda che intende narrare, ma solo per dire che invece la parola protagonista di questa vicenda si rende presente e percepibile molto lontano da dove stanno i potenti dell’epoca. La parola protagonista si rende presente e percepibile non nella città ma nel deserto, dove qualcuno – un Giovanni, un signor nessuno rispetto ai potenti noti – comincia a camminare, invitando a un consapevole cambiamento di vita, a partire dall’umile riconoscersi sempre bisognosi di perdono.
Luca sembra quasi invitarci a uscire – anche solo per poco tempo – dalla città governata dai potenti, per inoltrarci, camminando, nel deserto di un raccoglimento consapevole e trovare qui quella capacità di discernimento che ci consenta di ritornare, in modo comunitario, ad abitare la città. A quel punto – meno esposti al rischio di farci abbagliare o intimorire dalla notorietà dei potenti – riusciremo forse a intuire, intravedere e discernere le esperienze capaci di far assomigliare la nostra città – anche solo un po’ di più – alla Gerusalemme sognata dal profeta Baruc.