Riflessioni teologiche – 2. Cristiani anonimi
Briciole dalla tavola. Vangelo per senza Dio
di Alberto Ganzerli
Il teologo Karl Rahner ritiene possibile che esistano persone non credenti (atee, agnostiche ecc.) che sono tuttavia cristiane in modo anonimo o implicito, perché nella loro esistenza vissuta e nella profondità della loro coscienza vivono l’essenziale di quanto annunciato e proposto nel Vangelo di Gesù
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In questi primi video vorrei parlare di Vangelo per senza Dio a partire dalle riflessioni di alcuni teologi cattolici, cioè di pensatori dichiaratamente con Dio. Ma quale potrebbe essere il punto di partenza di un Vangelo per senza Dio? Si potrebbe provare a partire dall’esperienza vissuta e in particolare da ciò che accomuna l’esperienza vissuta dai cristiani e l’esperienza vissuta da coloro che si dichiarano senza Dio.
Un teologo del secolo scorso, Karl Rahner, gesuita come il cardinale Martini e come papa Francesco, ritiene possibile che esistano dei cristiani, che siano tali in tutta la reale profondità della propria esistenza, senza esserne esplicitamente consapevoli; persone cioè che sono cristiane, in questo modo anonimo o implicito, pur ritenendo che Dio non esista, essendo quindi – potremmo dire noi – dei senza Dio. Rahner parte dalla convinzione che si possa incontrare Dio già e anzitutto nella esperienza autentica e pienamente accolta della propria umanità che ogni essere umano può fare, umanità che trova nella figura di Gesù la sua espressione più compiuta. Ciò comporta che l’umano pienamente realizzato si trovi a coincidere con il cristiano autenticamente tale e una delle conseguenze è che l’essenza più profonda del Vangelo di Gesù non sarebbe da ricercare nella formulazione esatta di determinate verità – comprese quelle che riguardano Dio – e neppure in convinzioni o teorie astratte sulla realtà del mondo, ma piuttosto in atteggiamenti vissuti e in modi concreti di interpretare la propria umanità e di porsi nei confronti della realtà.
Rahner ne indica alcuni: accettare con coraggio se stessi, così come si è, senza idolatrarsi e senza sottrarsi a ciò che a ciascuno viene affidato e posto sulle spalle; vivere il rapporto con l’altro prendendosi cura di lui, soprattutto se debole e povero; accettare – fino al compimento della morte – la propria radicale finitezza, senza ribellarsi ad essa come se fosse assurda; mantenersi aperti con fiducia al futuro. Già nei vangeli, del resto, si trovano diverse tracce di questo insegnamento: quando si presenta un Gesù aperto all’ascolto e insieme perseverante nel cammino verso ciò a cui si sente chiamato; quando si invita ad aiutare concretamente chi è bisognoso, riconoscendo in lui lo stesso Gesù; quando si loda chi opera realmente il bene e non chi si limita soltanto a parlarne; quando si descrivono il modo di Gesù di affrontare la propria morte e la sua capacità di immaginare un futuro per i propri discepoli.
Se la capacità di ascoltare e accogliere il Vangelo si vede non dall’adesione teorica a determinati contenuti ma dalla concretezza di una determinata pratica di vita, allora l’essere con Dio o senza Dio può passare in secondo piano e, in alcuni casi, potrebbe anche capitare di dover riconoscere una maggiore disponibilità nei confronti del Vangelo proprio in chi, apparentemente, essendo senza Dio, ne potrebbe sembrare più lontano.
Questa concezione, di un cristianesimo svincolato di fatto dagli specifici contenuti religiosi della rivelazione cristiana, non li rende tuttavia superflui. Per coloro che abbiamo chiamato con Dio – ma non solo per loro – i contenuti religiosi della rivelazione cristiana possono essere infatti utili, o addirittura necessari, per vivere la propria fede in modo autentico. Nello stesso tempo, però, un approccio al cristianesimo di questo tipo potrebbe consentire anche ai senza Dio, per i quali alcuni contenuti religiosi costituiscono una barriera insormontabile, di sperimentare comunque ciò che nel Vangelo è centrale e decisivo.
Riferimenti:
K. Rahner, «Ateismo e Cristianesimo implicito», in Nuovi saggi III, Paoline, Roma 1969, pp. 217-248.
K. Rahner, «Alla ricerca di vie d’accesso per comprendere il mistero umano‑divino di Gesù», in Nuovi saggi V, Paoline, Roma 1969, pp. 277-286.
K. Rahner, Corso fondamentale sulla fede, Paoline, Roma, 1976, pp. 511-512
K. Rahner, «La fede come coraggio», in Dio e Rivelazione. Nuovi saggi VII, Paoline, Roma 1981, pp. 309-330.
K. Rahner, «Atto di fede e contenuto della fede», in Scienza e fede cristiana. Nuovi saggi IX, Paoline, Roma 1984, pp. 213-214.