Il luogo sacro
1° Incontro Jean-Louis Ska – Vai
2° Incontro Luca Mazzinghi – Vai
3° Incontro Yann Redaliè – Vai
4° Incontro Mauro Pesce – Vai
Jean-Louis Ska
- I luoghi sacri dei patriarchi – «Ad oriente di Betél Abramo costruì un altare al Signore» (Gen 12,8)
Nella storia dei Patriarchi sono presenti alcuni luoghi sacri. Infatti, già all’inizio della storia di Abramo appaiono dei santuari. Il Dio di Israele, tuttavia, non sembra aver legami particolari con i luoghi sacri, ma piuttosto con le persone, perché si definisce: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Dunque Israele lega il suo Dio ai Patriarchi e non ai luoghi sacri. In realtà, i santuari sono dei punti di partenza o dei punti di arrivo, dei punti che permettono soprattutto di tracciare un percorso. Ed è il percorso dei patriarchi che contiene il messaggio essenziale dei racconti: il Dio dei patriarchi si rivela lungo il loro cammino, perché Dio cammina con essi. Ecco allora che i veri santuari dei patriarchi sono le vie che essi hanno percorse con Dio al loro fianco.
Luca Mazzinghi
2. Dalla tenda dell’esodo al tempio in Sion – «Disse Davide: ‘Io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto una tenda’» (2 Sam 7,2)
La Dimora che accompagna il popolo nel deserto durante il cammino dell’esodo e nella quale è custodita l’arca dell’alleanza è un simbolo molto efficace (in quanto concreto e tangibile) per esprimere la presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Tanto che è detta pure «tenda dell’incontro», ossia il luogo dove il popolo si incontra con il suo Dio. La tenda del deserto è proprio il segno di un Dio vivente che decide di abitare in mezzo al suo popolo. Nato come cappella nel palazzo costruito dal re Salomone, il tempio di Gerusalemme è pure simbolo della presenza di Dio. Inoltre è il segno dell’elezione di Dio nei confronti di Israele: esiste uno stretto rapporto fra la scelta del tempio e l’elezione di Israele. Infine è importante ricordare che il tempio non è un valore assoluto e che, anzi, esso è funzionale a ciò che nel tempio si celebra: il tempio è legato all’autenticità del culto e della fede di Israele. Pertanto, il Dio di Israele è presente nel tempio, ma non è legato al tempio; e quindi, anche quando il tempio sarà distrutto, la presenza divina non verrà meno in Israele.
Yann Redaliè
3. Il tempio vuoto – «Disse Gesù: ‘È giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre» (Gv 4,21)
Nelle narrazioni evangeliche si nota una certa ambivalenza nel rapporto tra Gesù e il Tempio. Da un lato, non si vede mai Gesù prendere parte ad un sacrificio oppure discutere sulla questione delle carni sacrificate. Però, dall’altro lato, né il sacrificio né il sistema di riconoscimento della purificazione sono mai messi in discussione. In realtà, in Gesù è piuttosto presente un’insistenza sulla sincerità della pratica liturgica. Per lui è importante la predicazione del regno di Dio, che, in parole ed in azioni, supera e sovverte le regole del pensiero del Tempio. Con la condivisione di mensa anche coi peccatori (gente tenuta ai margini ed esclusa dai luoghi sacri), Gesù annuncia la fine, il banchetto finale atteso dai profeti; ma lo realizza anche nella sua presenza, ponendosi in alternativa al Tempio. La condivisione è possibile con Gesù che annuncia il perdono di Dio e la sua predicazione del regno di Dio si sostituisce al Tempio e ai suoi riti.
Mauro Pesce
4. Un culto senza luogo: la visione di Paolo – «Santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1 Cor 3,17)
Un culto legato ad un luogo si esprime di solito in un santuario o tempio. Al contrario, un’adorazione di Dio che non ha bisogno di svolgersi in un luogo sacro darà luogo ad una religione senza tempio. Il Gesù storico propone una religiosità senza tempio, in cui la preghiera ottiene un contatto con Dio nell’interiorità dell’uomo senza alcun bisogno di legami con luoghi e oggetti. Paolo esorta «ad offrire i vostri corpi come sacrifico vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto razionale» (Rm 12,1): questo culto è razionale, poiché i credenti devono trovare all’interno della propria ragione la comprensione della volontà di Dio. Inoltre Paolo scrive «Santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1 Cor 3,17): il tempio è il luogo in cui abita la divinità, e questo tempio è il corpo dei credenti, che Paolo definisce «i santi», poiché la santità è stata loro regalata da Dio ed è stata impressa in loro.